L’agro della parte meridionale della provincia di Palermo si spinge fino ai Sicani. Qui una rete di piccoli abitati che in epoca federiciana ebbero un importantissimo ruolo militare.

Non a caso a Giuliana con i suoi 1700 abitanti è nota per il suo castello. Il paese è cristallizzato nei suoi muri di pietra ed in una struttura architettonica ferma del tempo. Qui lo sviluppo urbano è fermo da decenni da quando è inesorabilmente avviato il progressivo depopolamento dell’entroterra siciliano.

Non esiste luogo migliore di questo per raccontare della pasta a scannaturi. Realizzata per noi da Antonio Scarpinato. Un giovane gastronomo che ha avviato una impresa di trasformazione dei prodotti della terra, soprattutto salsa di pomodoro ed olive.

La storia di Antonio è quella di un figlio d’arte, suo nonno era agricoltore, che si trova a gestire una impresa incentrata su pastorizia e grano negli anni in cui il valore del grano non giustifica la sua produzione. Decide una trasformazione aziendale avviando una produzione di pomodoro siccagno, cosi detto perché cresce senza acqua, e la contestuale trasformazione in salsa. Antonio produce la salsa direttamente con la ricetta di famiglia, cipolla in cottura, basilico ed olio extravergine a fine cottura.

Lo scorso anno ha piantato 7500 piante la cui produzione è finita in 20.000 barattoli di salsa.

Abbiamo provato la salsa e ricorda quelle fatte in casa dalla nonna, con l’acidità del pomodoro bilanciata dalla cipolla e dal basilico. Una delizia. I processi di lavorazione sono artigianali e la dosatura dei tempi di cottura viene fatta a vista sulla base delgrazo di umidità del pomodoro.

Le bottiglie vanno via molto rapidamente, soprattutto sui mercati esteri e nel nord Italia. Grazie anche alla vendita diretta attraverso il sito web. Quest’anno, visto il successo, ha deciso di raddoppiare la produzione e tra pochi giorni avvierà la raccolta e la trasformazione dei primi frutti. Se volete gustarla affrettatevi a prenotarla.

Per noi ha realizzato la pasta a scannaturi. Una pietanza contadina che racconta tutta la povertà di un’epoca nella quale anche i piatti in ceramica erano un lusso. La pasta, fatta a mano con acqua e sale, viene cotta e condita, generalmente con pomodoro e ricotta salata, ma esistono varianti stagionali e per territorio, sullo scannaturi. Lo scannaturi, è una parola della lingua siciliana che indica una tavola di legno usata anche per impastare. La pasta a contatto con il legno prende sapori inconfondibili ed unici.

Nella tradizione si mangia tutti dallo stesso piano. Ciascuno ritaglia la propria porzione e la mangia direttamente con le mani. Per tradizione si mangiava con le mani dietro la schiena solo con la bocca direttamente dalla tavola.

Comunque anche magiata con le posate garantiamo è un cibo prelibato che vale decisamente la pena provare.

Vivere Slow propone un racconto interattivo in cento tappe da un minuto. I cento microracconti rappresentano un viaggio interattivo alla scoperta di questa parte interna della Sicilia, ancora sinceramente antica ed incontaminata.

Potete seguire questo itinerario su Sicily.eu, sul canale youtube di Vivere Slow.

 

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