Custodire la Sicilia è una azione complessa che passa attraverso le persone che abitano e vivono i territori. Come Liborio e Domenico mangiapane, due agricoltori di Cammarata, ultimo presidio di conservazione della Vacca Rossa nel territorio di Cammarata.

Si parla con grande insistenza oggi di green economy, economia circolare, protezione e difesa dell’ambiente.

Come tutti i buoni principi che si trasformano in business, ci siamo convinti che la via per farlo sia quella di ricerche tecnologiche fatte di pannelli solari, auto ibride e riciclo.

Questi sono i simboli di una lotta per l’ambiente che non sembra siamo destinati a vincere. Nella misura in cui cerchiamo un modo per pagare meno in termini di costi ambientali una spirale crescente di consumi e bisogni irrilevanti.

Io credo che ricette diverse, per affrontare la questione vi siano. Che siano più semplici di quanto vogliamo credere, e che vengano da un tempo non troppo passato.

Sono stato a Cammarata, in visita dall’azienda di Liborio Mangiapane, una azienda agricola dell’entroterra, che sembra avere fatto della conservazione dell’ambiente e della nostra storia la sua missione.

L’Azienda si estende su circa duecento ettari, produce grano duro, e gestisce un allevamento di Vacca Rossa, che conta circa settanta animali il cui latte è destinato alla produzione di caciocavallo e provole.

Liborio mi accompagna con il trattore al pascolo. È orgoglioso delle sue vacche e della sua azienda. Le vacche pascolano su un promontorio dal quale una vista mozzafiato mostra i campi di grano pronti per la trebbiatura.

Mi invita a guardarmi attorno, se noto qualcosa. Noto che attorno a noi non c’è nulla se non campi sconfinati e vuoti. Le sue vacche sono le uniche al pascolo, in un territorio che è interamente vocato alla pastorizia e nel quale risultano censite oltre sessanta aziende.

Vacca Rossa

Vacca Rossa al pascolo, sullo sfondo Cammarata

Il motivo è semplice, mi spiega. Negli anni ottanta quando il prezzo del latte era molto alto, le aziende hanno sostituito gli allevamenti tradizionali con allevamenti di specie più produttive. Animali trasformati in macchine da produzione tenuti in stalle ed alimentati a mangimi. Oggi il latte non ha più valore, e quelle aziende sono in crisi.

La vacca rossa è un animale selvatico, vive brado tutto l’anno, e, mi spiega Liborio, sceglie la sua dieta, non mangia tutta l’erba disponibile. Gli animali inoltre producono latte solo in presenza del vitello. Tutto questo rende necessario un lavoro simbiotico e di rispetto tra allevatore ed animali.

Esemplari di Vacca Rossa al pascolo.

La Vacca Rossa modicana oggi è un presidio slow food.

Questo lavoro, che si articola nella gestione del pascolo, nelle attività di semina del grano e della sua raccolta ha un ruolo essenziale nella protezione e tutela dell’ambiente e del paesaggio. Immaginate cosa sarebbero questi luoghi se non fossero curati e gestiti dalle nostre aziende agricole.

La mia personale convinzione è che la tutela delle aziende del nostro agro, che producono ancora nel rispetto di antichi disciplinari e che hanno un rapporto mutualistico con il territorio, dovrebbero essere tutelate oltre gli aspetti meramente produttivi. Sono l’ultimo ed il più efficace presidio a tutela del territorio.

Immagino un albo di custodi della Sicilia, fatto da agricoltori, che sia possibile sostenere al di là della loro produzione perché è del tutto evidente che il prezzo dei loro prodotti sul mercato, tanto più con le scelte dell’Unione Europea che di fatto penalizzano le produzioni di eccellenza, non sarà mai adeguato a coprire l’importante ed a mio avviso irrinunciabile lavoro di tutela e protezione.

Il sostegno che io immagino servirebbe anche a incentivare la necessità di un rapporto tra aziende e territorio che non sia esclusivamente votato alla produttività. Questi luoghi, conservati correttamente, hanno un enorme potenziale economico ed un valore in ambiti quasi del tutto inesplorati nell’entroterra della Sicilia. Mi piace dire che dentro la Sicilia c’è una intera Toscana, per lo più scognita. Accanto al turismo del mare potremmo fare veramente molto con il turismo rurale e lento dell’entroterra. Ma per farlo servono aziende come quella di Liborio, che producano qualità a preservino questi incredibili paesaggi.

Rientrati in azienda, Domenico, il figlio, ci mostra la produzione del formaggio a pasta filata, la cagliata è lavorata con acqua bollente, finisce poi nelle forma rettangolari. E dopo ancora nelle celle di stagionatura.

Preparazione del Caciocavallo con latte di Vacca rossa modicana

Liborio e Domenico non usano fermenti industriali per la preparazione del formaggio, la fermentazione avviene con i lieviti naturali del latte.

Il formaggio ha un colore giallo, dovuto alla tipologia di latte e di pascolo. Il sapore è un sapore antico, che a me ricorda i formaggi della mia infanzia.

Lascia riflettere il fatto che se quest’ultima azienda avesse abbandonato questa antica produzione di latte e formaggi in tutto questo comprensorio oggi questo antico legame con la nostra storia sarebbe perduto irrimediabilmente.

Liborio ci racconta del senso di frustrazione ed abbandono che è vivere e lavorare senza i servizi essenziali, le strade, l’acqua. Ed effettivamente la viabilità è disastrosa, e fa male sentirsi dire che l’acqua arriva una volta a settimana. In un luogo a oltre settecento metri di altezza su un monte, dove l’acqua c’è, ma semplicemente non viene raccolta ed immagazzinata.

Con il suo parlare pacato e deciso, Liborio è uno dei volti della Sicilia che amo. Fatto di persone che producono. Che hanno chiari i confini dei demeriti altrui, ma questo non impedisce loro di continuare a fare la propria parte.

Quando le aziende dell’area decisero di cambiare modello produttivo lui prese una strada solitaria, decisamente meno remunerativa. Lo fece perché riteneva giusto fare così, e che non dovesse essere solo il denaro la mediazione della sua scelta. Nel lungo periodo ha avuto ragione anche economica.

 

Vi invito a visitare l’azienda. Acquistate i loro formaggi e cosi facendo avrete contribuito più di quanto immaginiate al lavoro di tutela che queste persone svolgono sul nostro territorio preservandolo per chi verrà, anche per i figli dei nostri figli.

Se andate a trovarlo dopo avere letto questo articolo, e comprerete il formaggio, al momento del conto non chiedete uno sconto, semmai chiedete di pagare un sovraprezzo, sarà il vostro modo di contribuire all’ambiente in modo più pacato e definitivamente più concreto.

 

Racconto curato da Giovanni Callea, giornalista ed esperto in comunicazione ed internazionalizzazione.

 

 

 

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